Gli hard disk sono costituiti da uno o più piatti di alluminio o vetro rivestiti da materiale ferromagnetico. Ad ogni piatto sono associate due testine di lettura/scrittura.
Gli SSD invece sono costituiti da chip di memoria NAND flash raggruppati in celle. L’accesso ad una cella di memoria avviene specificando una riga e una colonna.
Gli HRD (Hard Rectangular Drive) rappresentano il punto di unione tra hard disk e SSD. Come gli hard disk, gli HRD sono formati da piatti magnetici e testine, ma ogni testina viene controllata attraverso un segnale di riga e di colonna, come avviene negli SSD.
I ricercatori inglesi di DataSlide hanno inserito un layer di materiale magnetico e due layer di testine di lettura/scrittura all’interno di un case rettangolare da 3,5 pollici, in cui è presente anche un lubrificante.
A differenza degli hard disk tradizionali, nell’HRD si muove solo il layer magnetico, ma non con moto rotatorio. Il movimento infatti avviene in direzione orizzontale mediante l’utilizzo di un attuatore piezoelettrico.
Gli strati di lettura/scrittura sono costituiti da una griglia di milioni di testine realizzate con lo stesso processo litografico adoperato per i chip in silicio. Ogni testina viene controllata inviando un segnale lungo l’appropriata riga e colonna della griglia.
Le testine quindi restano ferme, mentre il layer magnetico oscilla orizzontalmente creando i settori in cui verrà letta o scritta l’informazione. Anche se è possibile effettuare un numero di letture/scritture in parallelo pari al numero delle testine, nell’attuale versione del drive solo 64 testine possono leggere e scrivere contemporaneamente.
Questa tecnologia permetterà di ottenere 160.000 operazioni di input/output al secondo (in lettura e scrittura casuale) e un transfer rate di 500 MB/sec, con un consumo totale di soli 4 W, ovvero un terzo del consumo di un hard disk da 15000 rpm e circa il doppio del consumo di un SSD.
Non è ancora possibile indicare una data di commercializzazione, ma DataSlide ha intenzione di concedere la tecnologia in licenza ai produttori per permetterne il lancio sul mercato.
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